11/10/2017 | 18:00
Prima squadra

Il sogno che diventa realtà: la storia di Lamin Jawo

Dallarrivo su un barcone al professionismo: la toccante storia di Lamin Jawo, nel suo viaggio dall\'Africa con l\'intramontabile sogno del calcio.

Unattesa fiduciosa, pi o meno giustificata. Un evento gradito spesso illusorio o vago. La speranza, concetto astratto ma sorretto dalla concretezza dellanimo umano, fa parte di ognuno di noi. Ad essa ricorriamo nei momenti difficili, pi tortuosi: quelli in cui crediamo che le nostre forze non possano bastare da sole. Il viaggio di Lamin Jawo, dal Gambia allItalia, bench non sia stato in first class (tuttaltro, lo vedremo) non stato della speranza. Perch lui non ha dovuto rincorrere lillusione e aggrapparsi ad essa per intraprendere il suo personale cammino. Lui ha cercato con testa e cuore quello che voleva. Fin da piccolo aveva chiaro in mente un obiettivo: fare il calciatore, in un campionato importante.

Un orizzonte di difficolt davanti a s. Il deserto del Sahara e il mar Mediterraneo le sue prime vittorie. Conquistate non gi su un campo di erba soffice e verde, ma lungo migliaia di chilometri percorsi prima su una terra arida e poi su un barcone. Quello che lha portato in Italia, assieme a chi aveva, loro s, la pura e semplice speranza di una nuova vita.


IL GAMBIA

Lingua di terra di modesta estensione, inglobata come fosse una piccola regione allinterno del ben pi ampio Senegal. Un piccolo sbocco sullOceano Atlantico, che la rende piuttosto affascinante dal punto di vista turistico, pur nelle diverse difficolt di un Paese che ha vissuto una dittatura dalla quale recentemente uscito. Forse meno noto alle cronache dei problemi dettati da crisi economico-politiche, il Gambia, ex colonia inglese, rimane uno dei tanti territori dellAfrica che ha come sfondo situazioni di vita che possono spingere a intraprendere nuove fortune. Lamin Jawo, con una mamma separata e con due sorelle e un fratello da mantenere, ha scelto di svoltare. Da giovanissimo si preso le responsabilit delluomo di casa. Ma la strada che intraprende lunga e rischiosa.


IL GRANDE ESODO

A sedici anni inizia il suo cammino verso nord: Senegal, Mali, Burkina Faso, Niger e poi la Libia. Pullman, lavori manuali o pulizie per gli sconosciuti, aiutando gli anziani del posto nelle mansioni pesanti come il trasporto delle taniche dacqua dai rubinetti pubblici alle rispettive case. Un po di soldi da parte e, non appena c la possibilit, lo spostamento. Ogni quattro mesi, circa. Chilometro su chilometro, sempre via terra. Alla fine saranno circa 6 mila. Forse di pi. Come andare da Sal allestremo confine del Kazakistan. Non una passeggiata.


GLI ULTIMI MESI AFRICANI E LA PARTENZA

Larrivo in Libia, prima a Sebha e solo dopo a Tripoli, costituisce lultimo tratto del tragitto. Sette mesi, presso un negozio di frutta e verdura per sopravvivere. In testa solo e unicamente il calcio. Questo il motore della vita e dei pensieri. Una passione travolgente e coinvolgente, che lo aiuta anche ad affrontare lultimo passaggio. Quello della traversata verso lItalia. A Tripoli, in una notte di fine settembre, rivede per la prima volta dopo diverso tempo una distesa di acqua davanti a s. Il ricordo va alle gite con gli amici nella sua Serrekunda. Davanti a s, per, non cera linfinito dellOceano ma un mare che divide una cruda realt dallambizione. Per rincorrerla, stavolta, non servono soldi ma bastano i sogni. Il datore di lavoro fa una telefonata e lo aiuta

Ho sempre lavorato bene da lui, mi ha dato una mano. Mi ha messo in contatto con chi gestiva il viaggio per arrivare in Italia. Gli ho sempre detto che non volevo rimanere l e che non avrei voluto fare quel lavoro tutta la vita. Volevo arrivare in Italia. Volevo giocare a calcio. Mi ha capito e non ha voluto soldi in cambio.

Jawo parte con uno zainetto, un po dacqua e qualcosa da mangiare per il viaggio e nulla pi. La notte non delle migliori per partire, ma non si pu rimandare. La barca di dubbia resistenza e si rivela tale quando si notano le prime luci del giorno

Eravamo quasi solo ragazzi, con noi non cerano bambini. Quando siamo partiti il mare non era tranquillo. Dopo un po che viaggiavamo abbiamo scoperto che la barca aveva un buco nel retro. Ci obbligarono a gettare i carichi in mare, per renderla pi leggera. In mattinata quella parte era praticamente sgonfia.

LA TERRA PROMESSA

Il pensiero di non farcela si propone per la prima volta nei pensieri di Lamin. E forse, per la prima volta, si deve affida ad una speranza che da l a poco assume il volto dei soccorritori della Guardia Costiera italiana che salva lui e i compagni di viaggio e li porta a destinazione, lontano dallincubo che si stava profilando. Siracusa, Sicilia, Italia, Europa. Anche questa fatta stato il pensiero cinico e puro di chi come Jawo, alla fine di una traversata di fortunato compimento, giustifica il rischio con laudacia di chi guarda la destinazione finale e non le tappe intermedie. il settembre 2013. il momento in cui tutto cambia, ma prima di saperlo passa ancora un po di tempo.


LE ISOLE

Jawo resta in Sicilia un mese abbondante, senza aver la possibilit di fare molto e di godere della libert fuori dal centro di accoglienza. Prima di Natale lo spostano a Cagliari: nei mesi in Sardegna si distingue per la disponibilit e la cordialit. Riprende a giocare a calcio, dopo tanto tempo. I responsabili lo iscrivono anche a scuola, ma le difficolt con la lingua sono ancora complesse.

Mi allenavo con le squadre di prima categoria per tenermi in forma. Provai anche ad andare a scuola ma le cose con la professoressa non furono facilissime. Un giorno mi disse che se non capivo potevo andarmene. Cos ho fatto, perch non mi stava aiutando. Poco dopo la scuola ha chiamato il centro di accoglienza dicendo che mi ero comportato malissimo.

I responsabili del centro, contattati dai dirigenti scolastici, rispedirono al mittente le accuse. Conoscevano bene Lamin. Fatic a trovare aiuto a scuola, ma questo non gli imped di imparare la lingua e di riprendere gli allenamenti. Palloni e campi di fortuna, prima di aver la possibilit di farsi notare in occasione di un provino promosso in zona dal Savona Calcio, allepoca allenato dal tecnico sardo Ninni Corda. Da l i primi contatti con alcuni avvocati sportivi.

Quando mi presentai al raduno, mi guardavano e ridevano. Grazie a un amico argentino, che mi faceva da traduttore, si sono convinti a farmi a provare. Al termine, alcuni avvocati mi lasciarono un biglietto da visita. Non appena arriv il permesso di soggiorno li contattai e in quattro giorni mi organizzarono il trasferimento in Liguria.


DILETTANTI E PROFESSIONISTI

Il Savona non pu tesserare Jawo e decide dunque di monitorarlo al Vado. Con il club del Ponente ligure inizia la sua esperienza sportiva italiana. un nuovo inizio. E con esso una pagina della sua storia personale. Le doti fisiche lo portano a diventare subito titolare ma per riprendere confidenza col pallone serve qualcosa di pi: va in prestito in Eccellenza e con la maglia del Finale si fa conoscere in tutta la regione.

Segnai 22 gol in quellannata e mi assegnarono una sorta di Pallone dOro in ambito locale. un momento che non dimentico. Una gioia personale davvero importante, perch era una prima restituzione dei sacrifici fatti.

Gli osservatori accorrono e, alla fine, arriva la possibilit della vita. Il Carpi, la Serie B. Il professionismo. Tanto sudato, tanto rincorso. Calciatore voleva diventare, calciatore era arrivato ad esserlo. Il prestito alla Robur Siena e lapprodo a Sal non sono la fine della storia, ma ancora i primi capitoli dietro non gi ad una speranza ma ad un futuro che lui si augura essere nella massima serie. E se vero che tra il dire e il fare c di mezzo il mare, beh il pi fatto.

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