La nostra intervista a Mauro Bertoni, allenatore della Berretti che ha girato il Mondo ed ora pronto a mettere a disposizione la sua esperienza sulla panchina dei giovani Leoni del Garda, dall'ElleDiG Magazine di novembre.
Jules Verne scriveva del signor Fogg e del suo giro del mondo in 80 giorni. Ce ne ha messo qualcuno di pi, mister Mauro Bertoni, ma alla fine ce lha fatta anche lui. DallAmerica alle Isole del Pacifico, ha tastato con mano propria le realt calcistiche pi disparate, facendone tesoro e mettendole ora a disposizione dei ragazzi della Berretti dei Leoni del Garda.
Nel 2010 ho smesso di giocare per ricoprire il solo ruolo di tecnico della prima squadra del Rodengo in C2. Purtroppo delle vicissitudini societarie hanno portato alla mancata iscrizione del club al campionato; cos, quasi per scherzo, ho cominciato a curiosare su internet.
Da l, dopo unesperienza nelle serie minori, ha inizio il suo giro per il mondo. Prima tappa, Stati Uniti: Mi hanno offerto un contratto con la Nike per andare ad allenare nei campi estivi; dopo 3 mesi sono tornato conoscendo linglese e con le valigie gi pronte per andare in Au- stralia, dove sono rimasto per oltre un anno. Allenavo due squadre, lUnder 19 e 17 di unaccademia privata, affiliata con il Sidney FC, dove allepoca militava Alex Del Piero. Quella stata unesperienza fantastica, ho conosciuto molti ragazzi che ormai stanno crescendo e sono uomini, con i quali, tramite i social, sono ancora in contatto.
Poi, lesperienza allInter, nelle accademie internazionali, con le quali non prosegue dopo aver rifiutato un impegno troppo lungo nella lontana Cina. Preferisce rimanere nelle sue zone per un po, nel settore giovanile della Cremonese prima, ed in serie D poi.
Nel 2016, per, lo spirito da viaggiatore si riaccende e lo porta nuovamente dallaltra parte del globo. Sono andato ad allenare tra le Isole del Pacifico, a Vanuatu. Dovevamo giocare i gironi della Champions League Oceanica e guidavo lAmicale, la squadra della capitale dellisola. Siamo stati a 5 minuti dallandare a giocarci la fase finale per la qualificazione alla Coppa del Mondo FIFA per club. Lisola, colpita da un violento ciclone nel 2015, soffre di grande povert e ho conosciuto ragazzi che volevano giocare a calcio per divertirsi, dove non ci sono le pressioni che puoi trovare, ad esempio, in Italia. Eppure se non fosse stato per quegli ultimi cinque minuti, avremmo raggiunto uno storico risultato. Unesperienza straordinaria. Andare con lidea di avere a che fare con dei professionisti non avrebbe funzionato, ma il lato umano di quei ragazzi encomiabile e mi hanno dato tanto.
Poi, di nuovo a casa. Per poco. Perch: Limmagine dellallenatore e del calciatore italiano allestero molto quotata dal punto di vista della professionalit. Quando ti confronti con tanti colleghi stranieri ti accorgi subito di quanto ci rispettino: la nostra scuola non n meglio n peggio, ma ti abitua a lavorare in modo professionale, perch il calcio parte della nostra cultura. E quando un italiano fa qualcosa, la fa bene. Quando portavamo delle cose che per noi sono prassi del lavoro quotidiano, cose che noi facciamo anche con i bambini, alcuni ti guardano strabiliati.
Impossibile, quindi, rimanere in Italia e, dopo unesperienza al Lumezzane, si parte di nuovo: il Milan gli offre un contratto come Supervisor dellInternational Academy e completa cos il suo tour mondiale. Dubai, Israele, Algeria, Svezia, Est Europa, ovunque sia andato ho cercato di conoscere persone, di apprendere il pi possibile.
Non solo persone, perch nel suo tour mondiale, mister Bertoni ha avuto modo di apprezzare non solo le diverse sfaccettature calcistiche, ma anche gli aspetti culturali. Paese che vai, usanze che trovi. normale che ci siano molte diversit, dalle abitudini professionali a quelle culinarie, dagli orari al modo di vivere lo sport. Una cosa che da noi normale ma nel resto del mondo non cos scontata, ad esempio, luso degli spogliatoi: la prassi era che durante la settimana i ragazzi arrivavano gi cambiati e se ne andavano via cos comerano, con i vestiti usati per allenarsi. Quando abbiamo giocato la Champions Oceanica, partivamo dallalbergo e i ragazzi prendevano su solo le scarpe! Questo non solo a Vanuatu, che una delle realt pi povere del pianeta secondo il FAO, ma anche negli altri Paesi.
Sul cibo, invece (che per noi italiani, risaputo, una questione seria) non si potuto lamentare: Riso, pollo e patate si mangiavano dappertutto. Per ho vissuto su unisola paradisiaca e il pesce fresco non mancava mai, mi andata bene!
Questanno, la chiamata di Pietro Strada, suo compagno di squadra ai tempi della Cremonese che da tempo lo cercava, e lapprodo alla Berretti verdebl. Una scelta dettata non tanto dal richiamo della sua patria, ma dalla voglia di tornare in panchina, alla guida di una propria squadra. Ho rescisso il mio contratto con il Milan per accettare questo incarico e sono contentissimo della scelta che ho fatto. Volevo la mia squadra. Avevo bisogno del contatto quotidiano, di vedere i miei giocatori che crescono, che vincono, che perdono. Quindi, eccomi qua.
Unesperienza, con la Berretti, che partita nel migliore dei modi: Ho trovato un gruppo con una grandissima attitudine al lavoro e questo merito del responsabile delsettore giovanile e dei miei predecessori che hanno inculcato questa mentalit. Io nella mia vita voglio lavorare con i giovani, questo il mio obiettivo e sono felicissimo di questa opportunit. Sarei ipocrita nel dire che non dobbiamo guardare ai risultati, perch ovviamente sono importanti, ma il nostro compito un altro: preparare i giocatori alla prima squadra. A livello calcistico e non solo. Questa la filosofia del club ed io la abbraccio in toto.
In questi pochi mesi, inoltre, anche la breve esperienza sulla panchina della prima squadra, nel periodo di transizione che ha poi portato alla scelta di Stefano Sottili. La societ mi aveva chiesto una mano in un momento complicato per tutti. Ero e sono tuttora a completa disposizione del club: faccio parte di questa famiglia e sono qui per dare il mio contributo. Ero comunque tranquillo, perch il gruppo era cosciente della situazione e stava lavorando duro per uscirne quanto prima. Sono un gruppo fantastico e adesso, infatti, la rotta cambiata. La strada quella giusta. Come detto, amo lavorare con i giovani ed il mio futuro quello, ma stata una bella esperienza.
Nonostante il suo spirito californiano, come lui stesso ha affermato, e lidea di trasferirsi in Australia che rimbalzava nella testa durante il suo anno di permanenza nella terra dei canguri, alla domanda su quale sia stata la sua esperienza migliore, non ha saputo rispondere. O meglio, non ha voluto. Da ognuna delle esperienze che ho avuto, ho imparato qualcosa. Ogni realt completamente diversa e ho conosciuto molte persone straordinarie, dai ragazzi delle scuole americane a quelli di Vanuatu. Adesso che ho lavorato in tutti i continenti, posso dire che il cerchio si chiuso!.
Chiss se il suo spirito avventuriero, prima o poi, la porter ad esplorare altre terre lontane, Mister Bertoni, ma intanto, le auguriamo un buon lavoro sulla panchina della Berretti dei Leoni del Garda!