13/03/2020 | 00:00
Prima squadra

L'esempio Germania per la rinascita del nostro calcio

Per la rubrica "Eupalla", le parole di Stefano Bizzotto, giornalista e conduttore sportivo, dall'ElleDiG Magazine di gennaio.

Mi capitato spesso di girare per lavoro la Germania. Sono sempre rimasto incuriosito dal sistema introdotto per sviluppare i settori giovanili calcistici. Mi riferisco ai cosiddetti centri di formazione, istituiti sul territorio con lobiettivo di intercettare quei ragazzi che per i piu svariati motivi (vedi la lontananza geografica dai club piu prestigiosi) rischiavano di sparire dai radar del grande calcio. Un nome su tutti: Toni Kroos. Cresciuto in un villaggio periferico, ha cominciato la sua avventura con il pallone in uno dei 366 Stuetzpunkten (tranquilli, non e una parolaccia) istituiti dalla federazione. Unavventura che lo ha portato a vincere tutto, con i club e la nazionale. La Germania ha introdotto questo tipo di riforma allindomani del fallimentare Europeo del Duemila. Sapevamo mi ha spiegato Oliver Bierhoff, direttore di tutte le squadre nazionali che per raccogliere i frutti di questo lavoro sarebbero serviti una decina danni. Ed e stato cosi: la nazionale del Mondiale 2010, al di la del terzo posto finale, ha espresso un calcio diverso dalla tradizione tedesca, meno fisico e piu tecnico. Era il calcio che si cominciava ad insegnare nei centri di formazione. Non a caso, quattro anni piu tardi il titolo labbiamo vinto noi.

Perche questa premessa? Perche la Germania di inizio secolo assomiglia molto allItalia di fine 2017. Un Paese in ginocchio, calcisticamente parlando, con una nazionale esclusa dal Mondiale per la prima volta dopo sessantanni. Con laggravante che alla fase finale della rassegna di Russia partecipavano trentadue squadre contro le sedici del 1958. Quella del 2017 era una nazionale vecchia, nella mentalita e nellapproccio alla partita prima ancore che nelleta dei suoi giocatori. Serviva voltare pagina, e al piu presto. E cambiato lallenatore, il minimo dopo il disastro delleliminazione nei play-off, ma e cambiato anche il modo di pensare, di pianificare. Siamo solo allinizio di questo percorso, eppure ce piu di un motivo che induce allottimismo. Lo dicono innanzitutto i numeri, che non saranno tutto ma aiutano a capire. Tanto per cominciare, le dieci vittorie su dieci nel girone di qualificazione allEuropeo 2020 rappresentano un gran bel biglietto da visita. Da Valcareggi a Bearzot, da Sacchi a Lippi non cera ancora riuscito nessuno, Mondiale compreso.

Viene da stringere idealmente la mano a Roberto Mancini, commissario tecnico visionario come pochi, al punto da convocare era il settembre del 2018 un ragazzo di 19 anni che doveva ancora esordire in serie A. Lo guardarono storto, ma aveva ragione lui. Quel ragazzo si chiamava Nicolo Zaniolo. Facciamo un salto in avanti di sedici mesi: il suo infortunio in Roma-Juventus ha gettato nello sconforto chiunque abbia a cuore le sorti del nostro calcio. Al punto che, a detta di molti, se non ci sar il miracolo sportivo di un recupero-record, le chanche italiane di far bene lEuropeo si ridurranno. Non so se lItalia sia una delle candidate alla vittoria nella rassegna di giugno-luglio. E a ben vedere la cosa ha unimportanza relativa. Perche il lavoro portato avanti da Mancini e solo allinizio. Piu che allEuropeo, forse, ha un senso guardare al prossimo Mondiale.

Il paragone e ancora con la Germania. Prendiamo le annate che vanno dal 1997 al 2000: nella rosa della Mannschaft ce un solo elemento con reali possibilit di far parte dei ventitr per la rassegna continentale. Si tratta di Kai Havertz, centrocampista del Bayer Leverkusen sul taccuino di parecchi club europei: bravo nel cortile di casa, cioe la Bundesliga, un po meno quando si e trattato di portare il proprio talento a spasso per lEuropa. Avete presente il doppio confronto di Champions League con la Juventus? Non pervenuto o quasi. E adesso facciamo i conti in casa Italia. Di giocatori nati fra il 97 e il Duemila utilizzati da Mancini ne ho contati otto: Donnarumma, Barella, Chiesa, Tonali, Orsolini, Castrovilli, Kean e appunto Zaniolo. Avete capito bene: Italia batte Germania otto a uno. Poi magari non tutti andranno allEuropeo (di Zaniolo abbiamo gi detto, di Moise Kean si sono perse le tracce...), ma il confronto e comunque impietoso. Per i tedeschi.

Sembra che il mondo si sia rovesciato. A ben vedere lo aveva capito anche Bierhoff, quando allindomani delleliminazione dellItalia dal Mondiale di Russia ero volato in Germania per intervistarlo. Tranquilli erano state le sue parole vi rialzerete. Piuttosto, siamo noi a dover stare attenti: ci siamo un po seduti e nazioni come Francia e Inghilterra alla voce giovani stanno facendo meglio di noi. E stato facile profeta, Bierhoff, vista leliminazione dei tedeschi in Russia dopo la fase a gironi. Lex centravanti del Milan non aveva inserito lItalia fra le nazioni in crescita esponenziale, ma chi si sarebbe spinto cosi avanti in quel triste (per il nostro calcio) autunno del 2017?

Le carte in tavola sono cambiate, e ad una velocita siderale. Anche in Italia si parla di centri federali, ma siamo ancora ad una fase embrionale. La fioritura di talenti per il momento e frutto dellintraprendenza e della voglia di rischiare dei club. Quelli di serie A ma non solo. Si lavora, e bene, anche nelle serie minori. E una sorta di effetto a cascata: i risultati ottenuti dalla nazionale spingono a battere nuove strade anche chi abita ai piani inferiori. Dove di soldi ne girano meno e dove la crescita dei giovani e affidata spesso allentusiasmo di allenatori che lavorano nellombra, mossi dallentusiasmo piu che dalla prospettiva di lauti guadagni. Il resto lo fanno la programmazione, la professionalita e le strutture nelle quali far crescere i campioni di domani. Si, forse la nottata e definitivamente passata.

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